Santa Croce e il legame con la città di Firenze

Santa Croce e il legame con la città di Firenze

La piazza e la Basilica di Santa Croce, con gli orti e il Convento dell’Ordine francescano, nascono in una zona paludosa e restano fuori dalle mura cittadine fino agli anni 1284-1333, quando la Repubblica fiorentina, benché impegnata nelle lotte di potere fra Guelfi “bianchi” e “neri”, decide di costruire la terza cinta muraria comunale (la quinta e ultima dalla fondazione romana). In questa occasione, fra l’altro, si modificano anche i corsi del torrente Mugnone (a nord) e del fiume Arno (a sud), un cui braccio secondario faceva sì che il primo oratorio dei Francescani sorgesse in una specie di isolotto sull’Arno. Di questo primo insediamento dell’Ordine mendicante si hanno notizie già verso il 1225-26 (ma fin dal 1208 si segnala in città la presenza saltuaria di alcuni frati e la tradizione vuole che sia stato fondato dallo stesso Francesco, passato a da Firenze nel 1217 (altri dicono nel 1221) dove avrebbe  incontrato San Domenico. L’evento è celebrato in una lunetta di Andrea della Robbia nel loggiato dell’ex Ospedale di San Paolo in piazza Santa Maria Novella. Appartiene inoltre alla comunità francescana fiorentina quel fra’ Jacopo incaricato verso il 1225-28 di eseguire i mosaici della “scarsella” (abside) del Battistero e per questo detto fra’ Jacopo della Scarsella.
Il “poverello di Assisi” muore nel 1226. Due anni dopo, nel ’28, la Chiesa lo ha già canonizzato e il successo della predicazione dei suoi frati è così travolgente che a Firenze già nel 1252 si hanno notizie dei primi lavori di ingrandimento della loro chiesetta. La trasformazione provoca fra l’altro le rimostranze dell’ala più austera dell’Ordine, i cosiddetti “Spirituali” guidati da Ubertino da Casale, che vede in ciò un segnale di orgoglio contrario agli insegnamenti di umiltà e povertà di San Francesco. La controversia si rafforza quando, quarant’anni dopo, i due Padri Guardiani del Convento, fra’ Caponsacchi e fra’ Giovenale degli Agli, decidono la costruzione della nuova Basilica, grandiosa per dimensioni (è la chiesa francescana più grande d’Italia) e per di più affidata all’architetto più in voga del momento: Arnolfo di Cambio.
La basilica, in seguito, viene interessata da nuovi interventi e, nel 1442 -finalmente terminata- , viene consacrata da papa Eugenio IV. Resta senza decorazione la facciata, che sarà completata solo nel 1857-63, circa negli stessi anni in cui si ricostruirà l’originario Campanile abbattuto da un fulmine. Nuovi inserimenti architettonici arrivano grazie al mecenatismo di Cosimo “il Vecchio” de’ Medici e di Andrea de’ Pazzi. Al primo si deve la Cappella del Noviziato, accanto alla sacrestia, costruita nel 1434-45 da Michelozzo e decorata da Andrea della Robbia e Mino da Fiesole; al secondo la Cappella Pazzi, nel primo chiostro, o Chiostro dei Morti, progettata da Filippo Brunelleschi e iniziata intorno al 1430. Al disegno del Brunelleschi si deve anche il secondo chiostro del Convento, o Chiostro Grande, realizzato dopo la sua morte da Bernardo Rossellino (circa 1453) con portale di accesso (circa 1450) di Benedetto da Maiano. Infine nel Refettorio e in altri locali del Convento è ospitato il Museo dell’Opera di Santa Croce. Qui si conservano il celebre Crocifisso di Cimabue (circa 1270, documentato nel 1288) gravemente danneggiato dall’alluvione del 1966, e il grande affresco di Taddeo Gaddi (1333) con l’Albero della Croce e l’Ultima Cena.
Il grande spazio rettangolare di piazza Santa Croce, nato davanti alla Basilica francescana, è frutto di un intervento urbanistico del Due-Trecento e rivela ancora oggi l’origine medievale in molti degli edifici che sorgono lungo il suo perimetro. Di epoca più tarda sono però i due palazzi più famosi: Palazzo Cocchi-Serristori, originale adattamento di una casa trecentesca realizzato da Baccio d’Agnolo verso la fine del XV secolo (al numero civico 1), e Palazzo dell’Antella, già appartenuto alla famiglia dei Cerchi (numero civico 21-23), leader del partito dei,”Guelfi bianchi”. Palazzo Cocchi-Serristori fu eretto da Giulio Parigi, architetto poi attivo per i Medici in Palazzo Pitti, ripetendo il motivo medioevale dei mensoloni sporgenti fra piano terreno e primo piano già presente negli edifici contigui. Ma Palazzo dell’Antella si differenzia per la bella facciata completamente affrescata nel 1620 a festoni e grottesche: l’opera fu compiuta in soli venti giorni da un gruppo di dodici pittori guidati da Giovanni da San Giovanni, amico di Niccolò dell’Antella. Sopra il portone è un busto di Cosimo II de’ Medici mentre fra due finestre del pianterreno si vede un disco marmoreo datato 10 febbraio 1565: la sua funzione è quella di segnare la linea mediana del campo da gioco in cui tutti gli anni si svolge, all’interno della piazza, lo spettacolo del Calcio in costume, folcloristica usanza nata ai primi del Quattrocento, sospesa nel 1739 e poi ripresa nel 1930.
E’ infatti tradizione di Santa Croce ospitare da sempre folle di cittadini per manifestazioni civili e religiose. Qui si espressero la predicazione dell’Ordine francescano e, durante la peste del 1437, quella di San Bernardino da Siena. Qui si svolgevano le feste del Carnevale, di Calendimaggio e, specie nel Rinascimento, tornei, giostre e caroselli a cui partecipavano i giovani dell’aristocrazia fiorentina: fra questi le celebri giostre cantate dal Pulci (1469) e dal Poliziano (1475) e di cui furono protagonisti Lorenzo e Giuliano de’ Medici.
Infine la presenza di monumenti funebri e lastre tombali sul pavimento della Basilica (se ne contano ancora 276) ha fatto sì che la chiesa fosse considerata il Pantheon cittadino, luogo di sepoltura dei fiorentini più illustri. Qui dovrebbero trovarsi le tombe di Taddeo Gaddi e del conte Ugolino della Gherardesca. Qui giacciono fra gli altri Michelangelo (tomba del Vasari, 1570), Galileo Galilei (tomba del Foggini, 1737), Vittorio Alfieri (tomba del Canova, 1810). La chiesa e le sue Urne dei Forti furono cantate dal poeta Ugo Foscolo nei “Sepolcri”. Altre tombe si trovano nel primo chiostro: sotto il loggiato contiguo alla chiesa (le più antiche) e in un corridoio sotterraneo. Queste ultime costituiscono un vero campionario di scultura neoclassica e romantica.

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