I FRANCESCANI E L’ECONOMIA e LA POLITICA DELLA CITTÀ
I FRANCESCANI E L’ECONOMIA e LA POLITICA DELLA CITTÀ
I Francescani, fin dal loro primo insediamento a Firenze, pur non trascurando la loro più autentica dimensione spirituale e religiosa, hanno lasciato, proprio in forza di questa, segni forti e ricchi di significato anche nelle realtà temporali.
La politica, come governo della città dell’uomo, in tutte le sue possibili prospettive, non sfugge al mondo francescano né sul piano delle considerazioni teoriche, né su quello delle implicazioni sociali e delle interrelazioni tra gli uomini. La storia infatti annovera – sin dalle origini del movimento – francescani nel ruolo di consiglieri, ambasciatori, mediatori, confessori di principi e potenti.
Fin dal loro primo arrivo a Firenze, i Francescani si stabilirono in mezzo alla povera gente, agli emarginati, aiutando a sviluppare quelle aspirazioni di uguaglianza, di stima, di ottimismo, proprie della loro predicazione. Il senso mistico del rapporto dei frati con la povera gente è chiaro soprattutto in Santa Croce. Il fondatore dell’Ordine, San Francesco d’Assisi, aveva vissuto in prima persona il conflitto tipico del periodo, tra ricchezza e povertà: figlio di un facoltoso mercante (e così “per diritto” appartenente balla nuova borghesia sviluppatasi allora nella città), Francesco rinunciò ai beni paterni per vivere con e come i poveri. Questa scelta non era in primo luogo “politica”, ma mistica, perché imitazione di Cristo, tuttavia ebbe riflessi importanti nella futura organizzazione della vita sociale e politica di Firenze.
Santa Croce è una delle cinque grandi chiese che, dalla metà del duecento in poi, ridefinirono l’assetto urbanistico di Firenze. Essa segna il confine tra la piccola “Fiorenza” del primo Medioevo e la metropoli che si andava creando nel Due e nel primo Trecento.
Quando sorse la prima chiesa di Santa Croce, l’intero odierno quartiere era soltanto una malfamata periferia di Firenze. La gente veniva dalla campagna, dalla montagna, da varie parti d’Italia, perché Firenze era una città che stava tumultuosamente crescendo. I lavoratori manuali ed artigiani, i loro figli, i commercianti, i tessitori di stoffe assumono pian piano il potere politico ed amministrativo. Le “nuove” classi che muovono l’economia e che diventano protagoniste della società, sono le classi popolari, che producono ricchezza con le loro mani, con il loro ingegno, con la loro industriosità e che, in qualche modo, erano state formate dagli insegnamenti dei Francescani che avevano dato voce a questa “gente nova” – come la chiama Dante -. I Francescani ottengono subito un grande successo perché sanno parlare alla gente, perché propongono un’idea nuova del messaggio cristiano e dell’insegnamento evangelico: pace, giustizia, dignità dell’uomo, rispetto per tutti e per tutto, ricchezza non fine a se stessa e causa di divisioni e contrasti, ma prodotta ed usata per il bene di tutti. Il francescano, più che alla razza, alla nazione o alla classe, è attento al “tu”: in chiunque, perché ciascuno è distinto e non confuso nella massa.
Il carattere popolare del francescanesimo, porta ad un legame stretto e di collaborazione con le varie famiglie fiorentine che chiedono la sepoltura dei loro congiunti in Santa Croce; così pure vengono chiamate e coinvolte nella costruzione della Chiesa le grandi e potenti famiglie fiorentine: Velluti, Bardi, Alberti, Peruzzi, Medici ecc..
Non possono essere dimenticate le confraternite, che svolgeranno un ruolo importante nella Firenze medievale. Il fatto religioso è calato nella realtà della vita quotidiana, è sentito come esigenza continuamente presente , sollecitatore delle intenzioni di vita cristiana nelle coscienze di ognuno e in quelle della comunità cittadina. Offrono luogo e occasioni di incontro, di confronto, propongono fini assistenziali concreti. Al di sopra della lotta politica, che con la violenza delle fazioni divide la città, e lacera perfino le convivenze familiari, il messaggio francescano, appreso con la pratica vissuta nell’esperienza della confraternita, educa il fiorentino a prendere coscienza dei problemi comuni, della gravità dei bisogni che assillano altri fratelli e studiare dei rimedi.