PERCORSI STORICO-ARTISTICI

PERCORSI STORICO-ARTISTICI

 1.  Itinerario Giottesco

Nel corso del Trecento, lentamente, le pareti delle cappelle e dell’intera Basilica di Santa Croce si trasformano in un trionfo di pittura gotica come non si era mai visto (tranne che nella chiesa, anch’essa francescana, di Assisi). Qui si esprimono, in affreschi, polittici e vetrate il grande Cimabue (Cappella Velluti, con pochi resti di affreschi), l’ancor più grande Giotto (Cappelle Bardi e Peruzzi, nei decenni 1320-30 circa), e tutti i suoi allievi: Maso di Banco (Cappella Bardi di Vernio, circa 1340), Taddeo Gaddi (Cappella Baroncelli-Giugni, circa 1332-38, e Cappella Calderini-Riccardi, affreschi distrutti nel Seicento) e Bernardo Daddi (Cappella Pulci-Berardi, circa 1330). E ancora vi lavorano i grotteschi della “seconda generazione” come Giovanni da Milano (Cappella Rinuccini, circa 1363-66, all’interno della sacrestia), Agnolo Gaddi (Cappella Maggiore o degli Alberti, circa 1380, Cappella Castellani, circa il 1385 e Cappella Bardi nel transetto sinistro, pitture oggi distrutte e gli Orcagna: Andrea di Cione e i suoi fratelli copriranno infatti tutto l’interno con vari cicli di affreschi fra cui il bellissimo Trionfo della Morte (circa il 1360) di cui si conservano solo frammenti  nel Museo dell’Opera di Santa Croce. L’itinerario si prefigge di identificare le testimonianze giottesche in città a partire dal Crocifisso di Santa Maria Novella. e dal Polittico di Badia (ora agli Uffizi) per giungere agli incarichi assunti dal maestro quando, nel 1334, viene nominato capomastro dell’Opera di Santa Reparata (Santa Maria del Fiore) e sovrintendente delle opere pubbliche di Firenze. E’ di questo periodo il celebre Campanile.

2.   Itinerario Arnolfiano

Percorso alla scoperta dei capolavori fiorentini del più celebre architetto e scultore della fine del XIII secolo. Dopo Santa Croce e il Duomo, Arnolfo creava per la città la sua terza opera capitale: Palazzo Vecchio, il simbolo del capoluogo toscano. Incaricato dal Comune di realizzare un edificio che ospitasse i Priori, ovvero i rappresentanti di quelle Arti Maggiori che governavano la Repubblica, Arnolfo iniziò i lavori nel 1299 poggiando la nuova struttura sulle rovine delle case degli Uberti, sul Palazzo dei Fanti e sul Palazzo dell’Esecutore di Giustizia. Il modello, che è quasi una versione aulica del Palazzo del Bargello (costruito nel 1255), ricorda il tipico palazzo comunale toscano, ma s’ispira anche al castello dei Conti Guidi a Poppi. L’aspetto è quello di un possente cubo rivestito di bugnato rustico (proveniente dalle cave della collina di Boboli), con due ordini di eleganti bifore trilobate e ingressi difesi da antiporte. In alto, però, Arnolfo crea, con un’audace soluzione, un ampio ballatoio merlato molto sporgente e appoggiato su archetti e mensole sotto cui vengono dipinti a ripetizione i nove stemmi del popolo e di Firenze. Alcuni di questi archi sono in realtà “caditoie” attraverso cui, in caso di guerra o di sommosse, far cadere sugli assalitori pietre o olio bollente. Dal ballatoio spunta improvvisamente la torre, la più alta della città (94 metri), collocata fuori asse, tutta spostata a destra, per meglio rapportarsi all’asimmetria della piazza ma anche per incorporare un’antica torre. Qui, in una stanza detta “l’Albergaccio”, saranno imprigionati Cosimo “il Vecchio”(1433) e fra’ Girolamo Savonarola (1498). La torre, detta “di Arnolfo” e terminata nel 1308, sarà poi conclusa con una cuspide, una sfera di bronzo, e il Marzocco, cioè un leone che regge il giglio fiorentino. Il leone, animale forte e nobile, è uno dei simboli più antichi della città. La parola Marzocco potrebbe derivare da Mars, cioè Marte, protettore della città prima che la Firenze cristiana scegliesse san Giovanni. Una coppia di leoni fu, tra l’altro, ospitata fin dall’Ottocento nell’area sul retro del Palazzo, detta per questo via dei Leoni.

3.  Itinenrario Brunelleschiano

Vita e opere del grande architetto e scultore che, insieme a Masaccio, aprì la grande stagione del Rinascimento fiorentino. L’autore della Cappella de’ Pazzi sopracitata, famoso per le ardite concezioni originali dei suoi progetti (come quello della cupola del Duomo di Firenze) e per il modo in cui rielaborò armoniosamente le forme architettoniche classiche nello spirito nuovo della sua epoca, si era formato come orafo e scultore in una tipica bottega fiorentina e si fece notare nel 1401 vincendo “ex aequo” con Lorenzo Ghìberti il concorso per la seconda porta del Battistero. Le formelle col “Sacrificio di Isacco” presentate in gara dai due artisti sono oggi esposte affiancate al Museo del Bargello. Nei tre anni successivi fu probabilmente a Roma per studiare scultura e architettura con l’amico Donatello. Nel 1404 entrò nella corporazione degli orafi ma i suoi interessi matematici (fu amico di Paolo dal Pozzo Toscanelli), e lo studio dei monumenti antichi,  indirizzarono la sua attività verso l’architettura. Dal 1409 fu  attivo nel cantiere di Santa Maria del Fiore, attratto subito dal  problema della cupola: il suo progetto vinse il concorso del 1418 e nel ’23 gli fu affidata la completa responsabilità dei lavori. Il completamento di questa opera chiave, basata su una tecnica che permetteva di voltare l’enorme cupola senza bisogno di armature, occupò quasi l’intero arco della sua vita e gettò le basi dell’architettura rinascimentale. La struttura fu conclusa nel ’34, nel ’36 fu messa in opera la lanterna di completamento e nel ’38 si realizzarono le quattro tribune dell’abside. Nello stesso periodo Brunelleschi si occupava dello Spedale degli  Innocenti (1421-24), della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo (1428), della ricostruzione di San Lorenzo (1423 ca.), della Cappella de’ Pazzi nel chiostro di Santa Croce (1430 ca.) e del progetto per Santo Spirito (1436 ca.), rinnovando il volto della città medievale- Fra le altre sue opere architettoniche si ricordano il Palazzo di Parte Guelfa (1425) e l’incompiuta Rotonda degli Angeli (1434) a Firenze. Oggi è messa in discussione l’ipotesi per cui il progetto iniziale di Palazzo Pitti sarebbe anch’esso del Brunelleschi. Alla sua morte fu sepolto in Santa Maria del Fiore e la sua tomba, rimasta per secoli sconosciuta, è stata riscoperta solo nel 1972.

4. Percorso storico: I padri della Patria

 La Basilica come luogo di sepolture dei grandi. Illustri protagonisti della storia e della cultura: Michelangelo – Galileo – Dante – Macchiavelli – Rossini – Foscolo – Fiorentini illustri (Carlo Marsuppini – Leonardo Bruni).

5.  Percorso storico – artistico

Traccia una storia della Firenze medicea, del Rinascimento, del ruolo dei Francescani in città, della mutazione che l’arte fiorentina ha prodotto sulla cultura italiana dal ‘300 in avanti (Michelangelo – Vasari – Benedetto da Maiano – Donatello – Cappella Bardi e Peruzzi)

6 –  Percorso artistico-architettonico

Santa Croce è anche una chiesa medievale: una costruzione legata a particolari situazioni storico-sociali-religiose. Non nasce dal  nulla, ma si innesta su un luogo sacro preesistente (Chiesa romanica – Struttura francescana e interventi vasariani – Chiostri – Cappella Pazzi – Convento – La facciata e il Campanile e gli interventi nell’800).

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