.L’organo della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Al XV secolo risale il primo organo, collocato nel pontile-tramezzo del coro. La struttura fu tolta nel 1566 e l’organo fu spostato nella navata destra. Nel 1575 fu deciso di far costruire un nuovo organo affidando il lavoro a Onofrio Zefferini da Cortona. Lo strumento fu collocato nella navata sinistra, sopra la porta laterale. Ultimato nel 1579, iniziò a suonare il 6 giugno, come affermano gli storici Richa e Moisè, e fu rimosso il vecchio organo. Nel Settecento l’organo fu rinnovato quasi totalmente (1724) e ingrandito grazie alla Ditta Tronci (1771/1772) come afferma ancora il Moisè. È del 1615, invece, la seconda cantoria sulla porta laterale destra che dà accesso al chiostro, costruita per ospitare un finto organo, costruito per simmetria con quello sonoro: soltanto dal 1927 ospita una parte delle canne sonore di cui alcune antiche dell’organo cinquecentesco. Si registra, inoltre, la presenza di un organetto portatile presente fino al primo trentennio del XVII secolo e rimasto in servizio fino alla fine dell’Ottocento: dapprima in sacrestia, fu collocato nel coro e si pensò di trasformalo in modo che fungesse da eco a quello grande. Nel 1931, la Basilica di Santa Croce fu dotata di un organo elettro-pneumatico, in quel momento il più grande mai costruito, che sostituì il rinascimentale Zefferini. L’organo, realizzato dalla Ditta Giovanni Tamburini, è dotato di quattro tastiere e pedaliera collocate in tre corpi distinti. Dopo l’alluvione del 1966 viene dotato di una nuova consolle e trasmissioni e, nel 2010, è stato sottoposto a un intervento di restauro ad opera della ditta Mascioni. L’organo della Basilica di Santa Croce rimane ancora oggi tra i più grandi d’Italia: è dotato di settemila canne, raggruppate in novantacinque registri diversi, e dislocato in tre corpi sonori, due sopra le porte laterali della Basilica, il terzo dietro l’altare maggiore. Nel corpo sonoro del lato sud sono dislocate cinquecento canne dei sei registri superstiti dell’organo cinquecentesco. Lo hanno suonato organisti di fama mondiale come Karl Richter, Fernando Germani (che nel 1983 vi eseguì, in dieci concerti, l’opera omnia di J.S. Bach), mentre il padre francescano conventuale Albino Varotti, già docente al Conservatorio di Musica L. Cherubini di Firenze, vi eseguiva musiche di autori francescani fiorentini. L’organo era l’unico strumento accettato nella prassi liturgica, e l’organista, quando lo suona, svolge un ministero liturgico. La funzione dell’organo era quella di rispondere al coro nel sistema dell’alternanza: il coro cantava e l’organo suonava sul tema della parte della melodia che gli spettava, dialogando con i versi.
Clerici dicant Officium cum devotione coram Deo…
E’ quanto san Francesco scrisse e raccomandò ai religiosi del suo Ordine per un ufficio che, per volere del Santo, era celebrato con il canto, seguendo norme precise. Frate Aimone di Faversham, ministro generale dei Francescani, nel 1241 riunì tutte le norme prescritte per la liturgia, secondo le quali la messa francescana doveva essere cantata ogni giorno. I codici liturgico musicali di Santa Croce riflettono la riforma del Breviario di Aimone che fa adottare la notazione quadrata, già in uso a Parigi dove esisteva uno Studio dell’Ordine incorporato all’Università per merito di Alessandro di Hales, primo filosofo e teologo francescano. Le Costituzioni di Narbona di S. Bonaventura, del 1260, imposero ai futuri chierici di seguire le arti del Trivium e il Quadrivium e i più dotti di loro erano inviati gli Studi generali (a Firenze, in Santa Croce, dal 1364). La musica faceva parte delle arti del Quadrivio e, pertanto, era presente negli Studia francescani, dove tra le figure di insegnanti c’era quella del Maestro del coro. Salimbene da Parma nella sua Cronica ne cita alcuni..
Cappella musicale
Intesa come istituzione musicale, la Cappella musicale è la trasformazione giuridica del coro appartenente allo Studio del Convento. Vi era un direttore, un organista e cantori permanenti. Costanzo Porta, Maestro di cappella in Santa Croce tra il 1569 e il 1570, fece eseguire per Cosimo I de’ Medici la celebre Missa Ducalis a 13 voci (in Biblioteca Medicea Laurenziana). I maestri di Cappella erano molto richiesti dalle chiese e, pertanto, spesso venivano da altre città, come padre Francesco Passarini (1691-1692) che in Santa Croce musicò l’oratorio Dio placato (1692), o come Pietro Cesti organista in Santa Croce nel 1644.
L’articolo 24 del regio decreto 3036 del 7 luglio 1866, riguardante la soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose (in esecuzione della legge 28 giugno 1866 n. 2987), disponeva la conservazione dei libri liturgici presso quelle chiese francescane che continuavano ad essere aperte al culto, come Santa Croce (.. saranno conservati all’uso delle chiese ove si trovano). Nel Novecento si riprese l’attività musicale grazie alla presenza costante dell’organista Dina Giani Paoli, alle dipendenze del Comune, grazie alla quale si ricostituisce anche il coro, e padre Ermanno Vandelli, per la comunità religiosa. Francesco Bagnoli, maestro di Cappella del Duomo di Firenze, in occasione dell’inaugurazione del nuovo organo della Ditta Giovanni Tamburini, avvenuta nel 1931, eseguì il Crux Ave, che aveva lui stesso composto per l’occasione.
Oggi
In seguito alla riabilitazione dei Francescani, con il ripristino della sede della Curia provinciale presso il Convento di Santa Croce (r.d.l. 1083, 13 luglio 1933), si decise di unire una parte dei corali, alcuni provenienti da altri luoghi della Provincia religiosa, alle raccolte della biblioteca dei frati, istituita ex novo nel 1944.
La raccolta dei corali, provenienti da Santa Croce, è ripartita, per esigenze di spazio, tra Archivio dell’Opera di Santa Croce e Biblioteca.
In Biblioteca copre un ampio arco cronologico, giacché l’esercizio della scrittura ha continuato ad essere soprattutto una forma di meditazione: la maggior parte dei corali sono di epoca moderna, di grande formato e di natura membranaceo-cartacea. Nel complesso, si caratterizzano per avere, internamente, combinazioni di pagine cartacee con fogli membranacei (in quanto adattati alla evoluzione nel tempo della liturgia) e iniziali filigranate o rubricate, spesso nei colori rosso e blu alternati.
Di epoca medievale solo un antiphonarium di origine transalpina: contiene le regole, aggiunta moderna, del canto fermo gregoriano, o canto liturgico. Oltre a questo, giacché dello stesso periodo, si segnala anche un piccolo breviarium. Entrambi sono entrati a far parte del Progetto Codex Inventario dei manoscritti medievali della Regione Toscana e in MIRABILE Archivio digitale della cultura medievale/Digital Archives for Medieval Culture
MIRABILE: vai a → Antiphonarium / › Breviarium
Per ulteriori informazioni sia sul fondo musicale antico manoscritto (graduali, antifonari, messali, cantorali, kyriali), sia sul fondo moderno musicale (Cappella musicale di Santa Croce: XX secolo), siamo visibili in Ce.Do.Mus. Centro di Documentazione Musicale della Toscana.