Nuovo allestimento Altare di Santa Croce

Sei formelle d’argento sbalzato dell’artista Roberto Joppolo, abbelliscono l’altare

La Basilica di Santa Croce, pur nella sua grandezza e bellezza non dispone di un altare degnamente adeguato. Fino ad oggi, per essere in regola con le norme liturgiche che prevedono l’altare rivolto verso il popolo dei fedeli, si era costratti a celebrare l’Eucaristia su un tavolo. Allo scopo di rendere più bello e più degno della cedlebrazione dei divini misteri questo tavolo, la comuntità francescana, dietro iniziativa del P. Guardiano e Rettore della Basilica, P. Antonio Di Marcantonio, ha provveduto ad abbellire e impreziosire questo semplice tavolo, apponendo delle formelle d’argento sbalzato, realizzate dallo Scultore Joppolo Roberto.

Sono 5 formelle che inducono ad una  riflessione teologica e che illustrano il significato dell’Eucaristia

Sono formelle in argento sbalzato, incastonate su una base di bronzo dorato fuso, che evidenziano i simboli dell’Eucaristia: le spighe di grano e l’uva.

Le formelle sbalzate, sono opera dello scultore di fama mondiale ROBERTO JOPPOLO, le cui opere sono sparse in tutto il mondo: i grandi portali in bronzo della Basilica della Natività di Betlemme, del Duomo di Viterbo; l’albero della vita nei giardini vaticani, monumento presso la FAO, Monumento alla Musica a San Remo. La sua sensibilità religiosa e la sua profonda fede, fanno di queste formelle un vero e proprio itinerario educativo alla fede e al mistero eucaristico.

La prima formella laterale sinistra illustra la creazione dell’uomo e della donna e dell’intero universo.
E’ l’inizio del grande DIALOGO di Dio con l’umanità e l’intero mondo creato.
Volutamente l’artista ha lasciato indefiniti i volti di Adamo ed Eva, che crescono, si sviluppano, prendono coscienza della loro dignità solo attraverso il dialogo, l’incopntro, la riscoperta del mondo. Ogni incontro sincero presuppone una accoglienza. Innanzi tutto si accoglie il TU infinito con gratitudine, e in Lui, si accolgono gli altri, anche quelli socialmente emarginati.
Ma questo incontro che apre alla accoglienza può avvenire  perché ognuno sente nel proprio intimo di essere guardato da Dio. L’uomo è stato pensato con uno sguardo elettivo e di compoacenza da parte di dio, che costituisce la prima relazione esistenziale tra Dio e l’uomo, che dovrà accrescersi e potenziarsi nel corso della vita.

 

L’uomo e la donna, da quando Dio li ha fissati, si sono convertiti in persone dal volto concreto e irrepetibile… Ma si tratta di un cammino lento e faticoso. Quando il nostro occhio è limpido siamo preparati a percepire il grande spettacolo dell’universo. Siamo così capaci di ammirare, sorprenderci, partecipare. Così si supera l’indifferenza di fronte alla natura, l’apatia dinanzi alla vita, la monotonia del quotidiano, la solitudine disumanizzante. Allora comincverema ad essere felici abitatori di questo mondo.
Il risultato di queste caratteristiche è un comportamento di continua conversione e di obbedianza al piano del Creatore. Quel dialogo e quell’incontro primordiale, si è interrotto per la dosobbedienza di Adamo ed Eva…, occorreva che Qualcuno riaprisse la strada del dialogo e permettesse alla umanità di ritornare ad essere capace di Dialogo con Dio Creatore.
Ecco, quindi, la nascita di Gesù Cristo.
Occorreva che Dio stesso inviasse sulla terra Suo Figlio per riaprire quel dialogo che il peccato originale aveva interrotto.
Dio non sta fuori dal mondo, ma è vicino all’uomo; è per lui presenza, forza, liberazione, mistero. Non è qualcosa di temibile, ma amabile e desiderabile; non una realtà distante e lontana, ma vicina, un legame intimo. Per Francesco d’Assisi Dio è la sua ragione d’essere, il suoanelito, la sua meta, la sua festa. Ecco perché il pensiero del Figlio di Dio che si fa uomo commuoveva talmente Francesco e toccava cos’ intimamente la sua sensibilità, che un giorno gli venne l’idea di rappresentare scenicamente questo avvenimento, per renderlo pù evidente a se stesso e a tutti gli uomini che assistevano e ascoltavano. Una invenzione che oggi appare quasi ovvia,  ma che allora apparve inaudita e rivoluzionaria….
Il natale del Figlio di Dio, intraprende quel lungo e faticoso cammino di ritrono dell’umanità a Dio, che però dovrà, per essere completo, passare attraverso il sacrificio di Cristo sulla Croce.
Ma prima Gesù volle lasciare un dono, un ricordo della sua presenza. l’EUCARISTIA.
Ultima Cena di Gesù con i discepoli
Il Cristo di Francesco è il Cristo che si dà non solo nella sua parola, ma soprattutto nel sacramento dell’Eucaristia. E’ un dono “per noi” che esprime l’amore per gli uomini… Il progetto di dialogo dell’uomo con Dio e con gli altri, interrotto a causa della disobbedienza e riaperto dalla Incarnazion e del Figlio di Dio, acquista una profondità ed una esperienza intima nell’Ultima Cena.
San Francesco, pensando e vivendo il mistero dell’Eucaristia, così scriveva:
“Che il mondo intero trepidi e che il cielo esulti quando il Cristo, Figlio di Dio vivente, è sull’altare nelle mani del sacerdote. Oh, ammirabile grandezza e stupefacente bontà! Oh, umiltà sublime ed umile sublimità. Il padrone di ogni cosa, Dio e Figlio di Dio, si umilia per la nostra salvezza al punto da nascondersi sotto l’umile apparenza di un pezzo di pane! Vedete, fratelli, l’umiltà di Dio ed aprite i vostri cuori davanti a lui. Non tenete per voi niente di vostro, affinché vi riceva per intero che si dà a voi per intero”… Questo grande mistero l’artista ha posto al centro dell’altare per ricordarci questo grande amore, che tuttavia ha bisogno del sacrificio di Cristo sulla Croce.
La crocifissione di Gesù
Occorreva, per rendere più effettivo e concreto l’amore di Dio che il Figlio Gesù cristo offrisse se stesso con il sacrificio della croce. L’umanità per essere piena-mente riconciliata con Dio, per tornare a dialogare con lui, per potersi affidare a  Lui, doveva passare attraverso il dono supremo e definitivo di Cristo Gesù al Padre. San Francesco così pregava: Ti adoriamo santissimo Signore nostro Gesù Cristo qui e in tutte le chiese che sono nel mondo, e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai redento il mondo”.
Ciò che Francesco osserva in Cristo, mediante la lettura del vangelo, è sempre qualcosa di concreto e sensibile che dà vigore e vita alla sua religiosità: Cristo si abbandona alla volontà del Padre; è il buon Pastore che sulla croce muore per il suo gregge. Su questa terra vive come straniero e ospite, abbraccia volontariamente la povertà, si spoglia della grandezza divina, soffre e muore sulla croce.
La discesa dello Spirito Santo
La formella, sul lato destro, raffigura la discesa dello Spirito santo su Maria e gli Apostoli nel cebacolo. Questa formella completa il ciclo della catechesi. Infatti la discesa dello Spirito, che dà vita alla Chiesa ed è l’anima di tutte le azioni, aiuta l’uomo a mantenere e sviluppare quel dialogo e quella riapertura con Dio che la morte in croce di Cristo ha inaugurato. Lo Spirito è libertà e rende liberi e, perciò, ha bisogno di essere radicato in noi… Lo Spirito del Signore combatte “lo spirito della carne”: spogliando l’uomo di tutto ciò che ha di carnale, lo porta progressivamente alla vera pace del cuore; lo libera e lo rende libero per Dio. San Francesco scrive: “Rifletti, o uomo, in quanta sublimità ti ha posto il Signore Dio, che ti ha creato e formato ad immagine del suo diletto Figlio secondo il corpo ed a sua somiglianza nello spirito…” Il peccato sembra avere distrutto il piano di Dio, ma attraverso lo Spirito l’uomo recupera la vera libertà.